IL PROGETTO “BUS QUALITA’ ” DI SETA E’ UNA CAGATA PAZZESCA!

A Reggio Emilia uno studente, un lavoratore, un disoccupato o un pensionato che non dispone di un mezzo proprio (o delle risorse economiche necessarie per mantenerlo), la prima cosa di cui ha bisogno per raggiungere il proprio luogo di studio, la sede di lavoro, il sito di un colloquio per trovare un lavoro o, comunque, per andare in qualunque altro posto egli desideri, è il mezzo pubblico.
Se non
può raggiungere questi posti a piedi o in bicicletta dovrà per forza prendere un bus, una corriera o un treno e, in ogni caso, dovrà valutare quanto costa il biglietto, quanto tempo dovrà aspettare alla fermata (e magari l’autobus non passa!), quanto ne impiegherà per raggiungere la meta e in quali condizioni dovrà viaggiare.
Perché tutto questo? Semplicemente perché la garanzia alla mobilità da diritto è diventata merce, gentilmente offerta dalle governances locali agli sfruttatori e agli speculatori dei bisogni, secondo il più classico dei principi alla base delle politiche di privatizzazione e liberalizzazione: profitti privati a spese della collettività, in un sistema economico in cui il diritto a spostarsi gratuitamente e agevolmente vale più per i capitali finanziari che per le persone.
Per anni, da destra a sinistra, ci hanno raccontato che pubblico significava inefficiente e che privato era sinonimo di miglioramento del servizio e abbassamento dei costi per via della “magica concorrenza e competitività”. Invece il risultato è stato disastroso perché mentre da un lato crescevano i costi dei biglietti di treni e autobus, dall’altro diminuiva la qualità e la quantità del servizio offerto ai pendolari, contemporaneamente all’aumento della precarietà o dei licenziamenti dei lavoratori di questo settore.
Oggi nonostante il numero di disoccupati nell’area di Reggio Emilia sia arrivato a quota 28.000, nonostante vi sia un consistente aumento di lavoratori in cassintegrazione e mobilità, nonostante gli attacchi ai lavoratori e agli studenti a colpi di sfruttamento, austerity e rincari, l’azienda di trasporti SETA non riesce a fare altro che esasperare il controllo del titolo di viaggio sui propri autobus.
Infatti essa ha esternalizzato il servizio alla consorziata Holacheck srl, dando così piena forma a quella meschinità tipica dell’arroganza delle lobby padronali e del profitto proprio contro le fasce più deboli della collettività, cioè quelle che maggiormente utilizzano il trasporto pubblico.
Inoltre, speculando mediaticamente sulla tragedia della disoccupazione, SETA e Holacheck rilanciano il cosiddetto progetto “bus qualità” annunciando l’assunzione (a tempo determinato) di 12 nuovi verificatori di titoli di viaggio tutti under 30 (già noti come baby controllori casual!)… davvero un gran bel paradosso se si considerano la drammatica lotta che da mesi stanno portando avanti gli autisti SOGEA o le annunciate azioni di riduzione del personale di SETA proprio nel bacino di Reggio Emilia.
Evidentemente la qualità che hanno in mente al cda della Società Emiliana Trasporti Autoferrotranvieri è solo quella di fare cassa!
Tutto ciò accade mentre la politica istituzionale reggiana, dopo aver enfatizzato quella inutile e costosissima cattedrale nel deserto chiamata stazione medio padana, si sta ancora interrogando sulla necessità di portare avanti la realizzazione dell’inutile, pericoloso, dannoso e devastante parcheggio interrato in Piazza della Vittoria al servizio del solo interesse privato.
In tema di mobilità ribadiamo che Reggio Emilia non ha bisogno di parcheggi interrati e aggiungiamo che Reggio Emilia non ha bisogno di baby controllori sigli autobus. Reggio Emilia ha, invece, bisogno del potenziamento e dell’ottimizzazione del trasporto pubblico locale e che sia gratuito per quanti lo utilizzano per recarsi nei luoghi di lavoro, per gli studenti, per i disoccupati, per i lavoratori in cassa integrazione o in mobilità.
Che a pagare crisi e servizi siano le lobby bancarie, politiche e padronali!

Collettivo AutOrganizzato R60
Via Berta 4/c – Reggio Emilia
r60@inventati.org

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