Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e peggior cieco di chi non vuole vedere!
Questo antico proverbio, frutto di una consolidata saggezza popolare, è quanto mai azzeccatissimo nel descrivere la Reggio Emilia di questi giorni e di questi anni, giacché peggiore della sordità o della cecità fisica vi è soltanto quella culturale e sociale dell’arretrato sistema clerico-partitico cittadino o della pochezza intellettuale di certa informazione.
Sono aspetti così largamente diffusi in città che non ci meraviglia né ci coglie di sorpresa il becero pregiudizio e lo sciacallaggio politico generato intorno alla morte e ai funerali di Prospero Gallinari. È tutto frutto di una strategia ben precisa che il binomio politica-informazione pone in essere per distogliere l’attenzione della collettività dai reali problemi cittadini.
Sbattere il mostro in prima pagina per coprire il marcio! È questa la parola d’ordine che riecheggia nelle comunicazioni tra la classe politica e i gestori delle notizie.
E di marcio reggiano ce n’è in abbondanza a partire proprio dall’ennesima magagna di una cooperativa “rossa” nel grandissimo affare TAV o della multi utility sponsorizzata dalla governance locale, senza scordare il saccheggio di suolo effetto di una devastante e selvaggia cementificazione al servizio delle mafie già compiuta negli ultimi anni e che si vuole perseverare negli anni a venire.
Ma al di là dell’aspetto territoriale, il marcio che si vuole celare è soprattutto quello legato all’attuale situazione sociale sempre più travolta dalla crisi finanziaria e dalle misure di austerity, generate e reiterate dall’oligarchia di banche e padroni col benestare delle strutture politiche ad essi asserviti, e sempre più avvolta dall’estremizzazione dell’emergenza abitativa e di quella lavorativa.
Sfratti, insolvenze, cassintegrazione, disoccupazione e precarietà hanno raggiunto numeri da record in città e in provincia. Ma evidentemente politica e informazione sono alquanto distratte se di fronte a queste emergenze preferiscono, ad esempio, concentrare l’attenzione sociopolitica sulla prossima inaugurazione della stazione medio padana, vera e propria cattedrale nel deserto, o alla annuale mistificazione della festa del tricolore con tanto di presenza di premier e ministri responsabili delle misure che stanno affamando fasce sempre più ampie di popolazione e di una straordinaria campagna di repressione ai danni di chi dissente dalla Val di Susa a Niscemi, dalle fabbriche alle università, dai CIE alle carceri, dalle scuole alle strade e le piazze di ogni città.
Per altro c’è da chiedersi se sia o meno frutto della stessa distrazione il fatto che SETA, abilissima nel ricattare i lavoratori della SOGEA e di cui una parte della maggioranza azionaria è posseduta dagli enti pubblici di Reggio Emilia, faccia girare i suoi mezzi sponsorizzando una nota accozzaglia fascista.
Come Collettivo Autorganizzato R60 riteniamo oltremodo squallido lo sciacallaggio politico e mediatico costruito intorno alla storia e alla morte di un uomo che si è assunto la responsabilità delle proprie scelte siano esse condivisibili o meno.
Gridare allo scandalo per i pugni al cielo, le bandiere rosse e il canto dell’Internazionale o etichettare come nostalgici terroristi quanti hanno voluto partecipare all’ultimo saluto del “contadino nella metropoli” è la mossa di una ripugnante regia politica nel tentativo di nascondere le proprie colpe, mentre imperversa la campagna elettorale e mentre il paese si prepara ad un altro anno di guerra in Afghanistan e ad una nuova missione armata in Mali.
La nostra solidarietà a Davide Mattioli, al Laboratorio Sociale Aq16, ad Alberto Ferrigno, a Claudio Grassi, al movimento No Tav e a tutt@ i/le compagn@ attaccati dalla bassezza dialettica e dalla mediocrità culturale della politica e dell’informazione.
Collettivo AutOrganizzato R60
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