REGGIO EMILIA CITTA’ DELLA REPRESSIONE

Giovedì 20 Giugno 2013, presso il tribunale di Reggio Emilia si è svolto il
processo a carico di Ciruz e Riki e sono arrivate le condanne per entrambi.
Accusati di aver realizzato scritte murarie in solidarietà al movimento No Tav,
il primo è stato condannato a 2 anni e 2 mesi, il secondo invece a 1 anno e 4
mesi. Il comune di Reggio Emilia, costituitosi parte civile, ha ottenuto di
farsi risarcire di 10.000 euro, per danni materiali e di immagine.
Una sentenza a dir poco vergognosa: ogni cittadino può accorgersi della
sproporzione delle pene in relazione ai reati di cui gli imputati sono stati
accusati, anche alla luce di quante e di che tipo di condanne vengano emesse
relativamente alle scritte murarie presenti su territorio cittadino. Già, anche
perché la realtà legata alle prove che li incriminerebbero, usando un
eufemismo, non è del tutto chiara.
Un processo veloce e superficiale, in cui le ragioni della difesa, alla luce
delle sentenze emesse, non sono state minimamente ascoltate.
Ancora una volta la maschera è stata gettata e la realtà è sotto gli occhi di
tutti: ci si confronta con una società che morbosamente è alla ricerca del
crimine e non ha nessuna intenzione di fare una minima autocritica, puntando il
dito sempre su altri.
Questa legalità mostra limpidamente come il suo scopo non sia colpire un gesto
in quanto tale, ma un’idea. Sono condanne politiche, che incriminano non
solamente i nostri due compagni, ma tutti coloro che si oppongono allo scempio
di queste grandi opere, Tav in primis. Tutti progetti atti a riempire le tasche
di chi da sempre fa soldi a palate, sulla testa di coloro che invece la crisi
la pagano tutti i giorni.
Una repressione mossa a colpi di condanne, denunce e manganellate, ma anche a
colpi di pistola, come è successo a Mattia nel 2009 quando, durante un’azione
antifascista a Reggio Emilia, è stato raggiunto da agenti digos che non hanno
esitato a sparare contro la sua auto e a denunciarlo per lesioni giacché uno
degli operanti è rimasto contuso nell’operazione aprendo la portiera dell’auto.
Il processo al nostro compagno si è svolto il 18 Giugno; dopo parecchie
irregolarità che lo hanno preceduto, il giudice di pace non ha preso nessuna
decisione in merito ma ha cambiato il capo di imputazione da lesioni colpose a
dolose.
Mostrare la propria vicinanza a Mattia, Ciruz e Riki, oltre all’umanità del
gesto stesso, sarà sicuramente un ottimo modo per prendere posizione
relativamente alla questione.
Il C. A. O. R60 invita inoltre i singoli e le realtà di lotta reggiane a
prendere parte all’assemblea contro la repressione, in cui si deciderà come
agire, per ribadire il fatto che queste sentenze ingiuste non fermeranno il
nostro entusiasmo e la nostra determinazione nelle lotte per un mondo diverso.

Collettivo AutOrganizzato R60
Via berta 4/c – Reggio Emilia
r60@inventati.org

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