CRISI:UN AFFARE PER FINANZA E PADRONI ,LACRIME E SANGUE PER I LAVORATORI

Il reale cancro del pianeta, ovvero il capitalismo, che sia esso industriale, finanziario o cognitivo, si sta ristrutturando e rimodellando in senso neoliberista allo scopo di estendere la propria egemonia su ogni aspetto della nostra esistenza.

Quella che è presentata come crisi economico-finanziaria è tale solo per chi la subisce, ma per chi la dirige, ovvero gli apparati, nazionali ed internazionali, di dominio finanziario, economico e politico, è solo una ghiotta occasione per ottimizzare il controllo assoluto sulle nostre vite, anche grazie agli interventi legislativi di una governance sempre più marionetta della classe padronale.
Le riforme del mercato del lavoro hanno creato decine di tipologie contrattuali a garanzia della flessibilità, della precarietà, della contrattazione individuale, della moderazione salariale e della distruzione dei diritti, alimentando nuove forme di sfruttamento e oppressione, già tremendamente amplificate in una società dominata dalle privatizzazioni neoliberiste delle risorse e dei beni comuni, nonché dei bisogni legati all’esistenza.
In materia di istruzione e università, le strategie riformiste hanno avviato la fase di esproprio della conoscenza dall’ambito sociale per assimilarla nella struttura privata. Per il capitalismo una battaglia campale dei prossimi anni sarà quella di trasformare il sapere in un flusso di profitto. A tale scopo esso non solo vuole rendere esclusivo l’accesso alla conoscenza ad una ristretta elite, ma vuole anche attuare un rigido controllo sugli organismi preposti alla formazione e alla ricerca.
Nell’ambito sociale, oltre ai depauperanti provvedimenti di austerity, tutti gli ordini di potere trovano uniformità di intenti nell’applicare politiche repressive rivolte ad ingabbiare e soffocare la volontà di lotta e autodeterminazione da parte di chi non vuole più essere sfruttato, non vuole più essere oppresso, non vuole più essere flessibile, non vuole più essere precario, non vuole più essere ricattato e non vuole più subire le devastazioni e i saccheggi del territorio, dell’ambiente e della natura per fini mercantilistici.
Ma la trasformazione del capitalismo si concretizza anche attraverso le leggi razziste sull’immigrazione per utilizzare al meglio le forme di sfruttamento della forza lavoro con il ricorso al ricatto della clandestinità o attraverso azioni di guerra in ogni parte del pianeta per garantire nuovi mercati.
L’alternativa praticabile, di fronte alla generalizzazione dello sfruttamento operata dall’attuale sistema, sta nel: ritrovare una coscienza ed un’unità di classe per autorganizzare e coordinare le lotte; recuperare il principio della solidarietà e del mutuo appoggio; diffondere il concetto di riappropriazione e socializzazione delle risorse, dei beni e dei bisogni; ripensare l’autodeterminazione del lavoro e dell’attività produttiva in relazione al valore d’uso del bene fabbricato o del servizio erogato e non al valore di scambio nel mercato; riavviare forme di cooperazione sociale ed autorecupero per un binomio produzione-consumo che sia ecologico e rivolto a soddisfare i fabbisogni reali e non ad incamerare profitti su cui costruire brutali forme di sfruttamento sull’uomo, sulle risorse e sulla natura; costruire una convivenza sociale diretta e partecipata dal basso, autogestita e priva di deleghe, garantita da forme assembleari e orizzontali nel rispetto dell’uguaglianza e della libertà di tutt*.
Per costruire l’alternativa bisogna partire dal locale attivandosi nei quartieri, nelle scuole, nei posti di lavoro. È necessario, quindi, svolgere opera autoprodotta di controinformazione e inchiesta, costruire spazi di aggregazione, socialità, partecipazione e confronto critico sulle logiche capitaliste, creare e organizzare una rete mutualistica e di solidarietà cittadina per quelle situazioni territoriali in cui persistono criticità sulle situazioni lavorative, abitative, educative, sociali e ambientali.
Il nuovo paradigma del capitalismo sta prendendo forma in una escalation autoritaria e violenta sulle comunità sociali tale per cui non è più auspicabile una sua revisione riformista ed in chiave etica.
L’alternativa praticabile all’attuale sistema è necessariamente quella non capitalista e non mercantilistica.

 Collettivo AutOrganizzato R60 – Reggio Emilia
collettivor60.noblogs.org

 

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Una risposta a CRISI:UN AFFARE PER FINANZA E PADRONI ,LACRIME E SANGUE PER I LAVORATORI

  1. lorenzo scrive:

    tutti dicono che le dittature non ci vogliono, ma siamo sempre stati, e ancora siamo in dittatura, una dittatura composta da padroni, banchieri, politici ecc, bisognerebbe rovesciare tutto e creare una dittatura guidata dal proletariato, che prenda il controllo delle fabbriche licenziando in primis i padroni, abbiamo sempre lavorato x arricchire un singolo, le ricchezze vanno distribuite in uguale misura solo quando cessera lo sfruttamento dell uomo sull uomo ci sara un mondo migliore!!

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